L’ho ripetuto molte volte. Quello che, già alla fine degli anni 60, temeva McLuhan, cioè il padre del villaggio globale. Aveva paura infatti che la gente affittasse il cervello. Un concetto peraltro su cui un altro filosofo, Umberto Eco, si è espresso anni dopo in maniera molto meno romantica: che il villaggio diventasse la terra degli imbecilli. Di sicuro, da quando ci sono i social niente è più come prima. Ma come appare. Senza infilarmi in analisi troppo elaborate, bastano due esempi recenti. La clamorosa bufala del Righi di Napoli dove tre studenti hanno preso per i fondelli tutta Italia, facendo scattare una gara di solidarietà a ogni livello per pagargli un fantomatico viaggio a Boston. E questo dovrebbe spingerci tutti a una maggiore cautela nel caso di improbabili catene di solidarietà per non correre il rischio di vedere poi qualche buontempone fuggire con il malloppo.
Ma in settimana c’è stata anche un’altra bufala che ha tenuto banco su facebook. E in questo caso dovremmo tutti fare autocritica. Quant’era bello il bambino con la maglietta rossa che faceva il grugno a Salvini mentre tutti gli altri festeggiavano l’inquietante lezione alla lavagna del vicepremier. Un’occasione troppo ghiotta, tanto da eleggere quel bambino come il salvatore della patria e qualcuno giocando l’ha pure proposto come leader dell’opposizione. Beh, tutto finto. Cioè il bambino con la maglietta rossa nell’immagine era realmente ingrugnito, ma nel “frame” precedente rideva e scherzava come tutti gli altri. Dunque è bastata una frazione di secondo per capovolgere la situazione e di conseguenza la realtà. Niente di cui vergognarsi, una gaffe innocente, visto l’esercizio abituale dei tifosi del governo, capaci che so di mettere le foto di piazza del Popolo quando ancora la manifestazione non era cominciata per dimostrare che c’erano quattro gatti.
La lezione mi pare fin troppo evidente. In questa società ormai tutta finta bisogna andarci con i piedi di piombo. Anche perché sul web tutto resta ed è facile rinfacciare agli invasati di certi schieramenti colpe di cui dovrebbero vergognarsi loro per primi. Come quando un buffone di corte s’indigna per una bambolina rifilata a una giovane sindaca quando lui chiamava “vecchia puttana” un premio Nobel. Torniamo umani, insomma. E soprattutto cerchiamo di far tornare la politica una cosa seria.
Sono sempre più preoccupato e spaventato da questo andazzo