L’ultima volta, anni fa, l’avevo vista a Dubova, uno dei pochi villaggi ucraini scarsamente abitati a ridosso della zapretnaya, la zona proibita. Lì, devastati ancora dal disastro di Chernobyl, la prendevano come un segno della natura che vuole vincere a ogni costo. Perchè la cicogna resta senza dubbio il trionfo della vita. L’ho rivista domenica scorsa a Catania, proprio poco prima dell’aeroporto. Uno spettacolo incredibile. Non uno, ma tanti nidi: ventinove dice chi li ha contati fino a Siracusa, addirittura settantacinque in tutta la Sicilia. Io l’ho presa come una presenza beneaugurante, confortato anche dal parere degli esperti che considerano questo ritorno delle cicogne il riscatto dell’habitat. C’è invece chi sostiene al contrario che si tratti di un segno negativo che dimostra l’invasione delle discariche, come per i gabbiani. Non lo so, un sistema Gps seguirà i loro percorsi e forse sapremo dove vanno e che fanno. Resta l’emozione di quelle “mamme” tanto amorose. Beh, mi sono sentito fortunato. Felice per la mia cara, carissima isola del sud che ho nel cuore (oltre che nel sangue). Guai a non conservare un pizzico di romanticismo, ma soprattutto la nostra ingenua parte di fanciullezza.
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