Adesso la Russia ha schierato i carri armati a Sebastopoli. Non ci sta a perdere completamente l’Ucraina e punta sulla Crimea dove la maggioranza della popolazione è a favore del Cremlino. Mi ricorda straordinariamente il conflitto, breve ma sanguinoso, con la Georgia nell’agosto del 2008. Fallito il tentativo di “riprendersi” Tblisi, Putin allora puntò sulla frammentazione del Paese mettendo le mani sulle regioni più filorusse, Ossezia del sud e Abkhazia. Non sul piano diplomatico, ma con le truppe. Ho seguito per mesi quella guerra frutto di fratture mai sanate all’interno dell’ex impero sovietico. Ho visto morti e rovine che mi auguro non debbano ripetersi ora. Alla Georgia allora mancò l’appoggio promesso degli Stati Uniti, l’Ucraina ha al contrario adesso il forte appoggio europeo. Ma la differenza sta soprattutto nei numeri: la Georgia ha soltanto il dieci per cento della popolazione ucraina (45 milioni), e alla base c’è soprattutto una grave crisi economica. In definitiva, due storie completamente diverse ma quei carri armati non promettono niente di buono.
Le armi da guerra non promettono mai nulla di buono purtroppo!!