Poteva restare una “succosa curiosità”, su cui magari anche fare battute, ma il caso della suora-mamma non è più anonimo e forse vale la pena di tornarci. Anche magari per stabilire alcuni fatti e azzerare tutte le illazioni. La “sorella” che ha partorito Francesco si chiama Roxana (inutile mettere il cognome che pure ormai è noto), è bassetta e tarchiata come si vede addirittura nelle foto pubblicate. E qui è necessaria la prima riflessione. Da giornalista apprezzo il colpo di scoprire la protagonista di un fatto eclatante, da uomo invece ho molti dubbi sull’opportunità di gettare in pasto all’opinione pubblica questa donna. La responsabilità, basta leggere l’articolo, è tutta nelle confessioni dell’assistente sociale che invece di proteggere, ha fatto danni, come purtroppo talvolta succede. “E’ tranquilla, non ha sensi di colpa” ha riferito l’assistente: chissà se ne ha lei. Il resto è nella sostanza del “peccato”. Sarebbe stato un ulteriore motivo di scandalo scoprire che magari era successo in convento, e invece sembra accertato che la “tentazione” sia avvenuta in Salvador quando è tornata la primavera scorsa per aggiornare il passaporto. Dalla Curia, comunque molto cauta, ipotizzano che possa trattarsi anche di un atto non consenziente, cioè di una violenza (ecco forse perchè si sente innocente). Del padre non parla e forse è vero che non si era resa conto di essere incinta (questione culturale). Ma non è questo il punto: adesso Roxana si sente madre e non più suora, anche se la fede non è crollata visto che al bambino ha dato il nome del Papa. Non ci sono dubbi sul futuro: mentre le consorelle del convento sono molto “arrabbiate”, la Caritas diocesana invece ha fatto un passo avanti garantendo un’assistenza e una vicinanza totali, trattando l’ex suora come una qualsiasi “ragazza madre”. Ma difficilmente potrà, ormai, restare a Rieti nonostante l’affetto della gente.
Io sono indignata. Foto, nome e cognome, vita scandagliata neanche fosse Belen! Non è più un mondo per tutti, questo. :(
E c’è chi ancora continua. Ed è curioso di sapere adesso chi è il padre. E’ proprio un mondo malato.
Siamo così bisognosi di storie? Ci può stare. Perché non cercarle e leggerle in un libro? In fondo, storie come questa, sono state più che raccontate. Ma no. Si vuole la pelle dell’orso (o dell’agnello). :(
Sarebbe meglio occuparsi di corna multiple come nel caso del triangolo francese. Almeno lì non si fa del male a nessuno.
Mi permetto di dubitare sul fatto che si tratti di violenza, in quel caso non sarebbe stato meglio riferire l’accaduto in convento appena successo? Se poi è pure così sprovveduta che per nove mesi non le viene il dubbio di essere incinta, insomma, non dev’essere una lince e riflettiamo sul fatto che una così andrebbe assistita, non consacrata suora!
Stiamo parlando tutti di qualcosa che non conosciamo. E’ soltanto un’ipotesi quella della violenza. C’è addirittura chi ha già ipotizzato che il padre potrebbe essere sposato… Non conosciamo la storia e non conosciamo la persona, mi pare dunque azzardato dare giudizi, al buio.
Su questo sono d’accordo con te, tutto quello che si dice sono solo ipotesi, bisogna conoscere i fatti.
Certo, l’accaduto è discutibile, ma un’opinione non è di per sè un giudizio e pur nella salvaguardia della persona coinvolta c’è di che riflettere in generale.
Ma le opinioni devono sempre basarsi sui fatti. E non conosciamo i fatti.
Touché!
Sempre lieta di avere scambi di idee con una persona seria e corretta.
Altrettanto ;)))
Le immagini del fulmine che giovedì scorso ha colpito la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro sono finite sulle prime pagine di tutti i giornali. E l’icona inaugurata nel 1931 sopra la baia della città brasiliana non è uscita indenne dalla forte scarica elettrica: il fulmine ha danneggiato il pollice della mano destra della statua sulla montagna del Corcovado. Ricordate il fulmine su San Pietro durante il conclave? E proprio quando è nato il piccolo Francesco, figlio di una suora sudamericana, c’è stato un altro segno. Solo un caso? Naturalmente si tratta di una battuta e non vorrei che scatenasse un’altra valanga di commenti “seri”.
Queste sono le suore che conosco io.
http://somaliamia.blogspot.it/2006/02/suor-marzia.html
e queste, che danno la vita per aiutare gli altri
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/nigeria_missionaria_uccisa_macete_rapina/notizie/337964.shtml
E ancora queste che ho conosciuto.
http://blogfriendsreplay.wordpress.com/2012/01/29/uccisa-una-suora-in-somalia/
Io anche queste:
E queste:
http://monachebenedettine.blogspot.it/
E queste:
https://www.youtube.com/user/collevalenza
Perché “vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito”. ;)
La suora che ci insegnava a leggere e scrivere alle elementari, giocava pure a pallone con noi durante la ricreazione. Giocava in porta, ma non disdegnava qualche sortita nell’ area avversaria e quella volta che ha pure segnato, si è messa a correre per tutto il campetto con le braccia distese gridando: Siiiiiiii!!!!!.
C’ era pure suor Domenica, che si ricorda tra noi compagnetti perché partiva sgommando con la 127 bianca della scuola e facendo testa coda nello spiazzo antistante le classi. Lo faceva perché sapeva che ci riempiva di gioia.
C’ era anche Suor Xxxxxx. Lei però ci ha lasciati alle tabelline del 5 perché si è spogliata degli abiti monacali per vivere una vita con una persona dal quale ha avuto 3 figli. Noi, i compagnetti delle elementari, quando ci rivediamo, ricordiamo anche lei con gioia.
belle storie, tutte: sanno di pulizia