Proprio oggi ricorrono due anni dal rapimento, in Pakistan, di Giovanni Lo Porto, un volontario siciliano a cui gli amici in questi giorni hanno dedicato un video virale. E mentre ci sono naturalmente polemiche per le voci di un pagamento del riscatto per Domenico Quirico, facendo finta di non sapere com’è la situazione in Siria, rimane l’angoscia anche per il sequestro, ormai da molti mesi, di padre Dall’Oglio. Ora però c’è in ballo anche il rapimento di due operai italiani in Libia. Due calabresi: Francesco Scalise e Luciano Gallo, impegnati in un cantiere edile, prelevati da uomini armati in un villaggio tra Derna e Tobruk. Conosco bene la zona, è sulla strada che porta dalla Libia in Egitto ed è quella che ho percorso due volte per andare a Bengasi. Proprio la vicinanza con il confine egiziano costò alle truppe italiane una sconfitta storica durante la seconda guerra mondiale. Adesso i problemi sono altri e il territorio è considerato la base di al Qaeda, già responsabile di numerose morti tra politici e poliziotti. Meraviglia dunque che un’impresa si sia stabilita lì nonostante i rischi. Certo da quelle parti non è “primavera”.
La terribile situazione in Libia: a Derna il quartier generale di al Qaeda, una cellula gestita da un ex autista di bin Laden responsabile di numerosi delitti eccellenti per favorire la “sharia”
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Pingback: Un altro italiano rapito in Libia | Pino Scaccia blog - 23 March 2014