Sono passati sette anni dall’omicidio della giornalista della Novaja Gazeta, Anna Politkovskaja, assassinata il 7 ottobre del 2006 nell’androne del suo palazzo, nel pieno centro di Mosca, mentre rincasava .Sette anni ci sono voluti perché nella capitale russa, nonostante gli intralci burocratici, sulla sede del giornale di Anna, fosse affissa una targa per ricordare il suo coraggio. Opera che raffigura tre fogli strappati da un’agenda e ricoperti da appunti, con sopra un ritratto di Anna. Donna fragile solo in apparenza, che però non si è fermata davanti alla paura e ha continuato a raccontare “La Russia di Putin” – così si chiama uno dei suoi libri più famosi – e le violazioni dei diritti umani durante le azioni militari russe in Cecenia. [segue] La via dei boschi
L’ultimo reportage Vera, la figlia Illia, il figlio
Il prezzo della libertà L’era Putin
“Non sono un magistrato inquirente, sono solo una persona, sono una giornalista, che vuole descrivere quello che succede a chi non può vederlo.” [Anna Politkovskaja]
Io ho letto “La Russia di Putin”. Lo consiglio vivamente a quanti siano interessati ad approfondire la odierna situazione politica e sociale in Russia.
Secondo me in quel libro ci sono anche le ragioni dell’assassinio della giornalista.
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“Non sono un magistrato inquirente, sono solo una persona, sono una giornalista, che vuole descrivere quello che succede a chi non può vederlo.” [Anna Politkovskaja]
Raccontare certe verità ha smarrito la vita
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