Ho sempre avuto l’idea di salire su un barcone. Ma ho avuto paura. Ricordo in quelle interminabili giornate (e nottate) a Valona, allora punto di partenza di tutti i migranti. Stavamo all’hotel Bologna e sulla spiaggetta erano in fila, sempre, almeno dieci gommoni. A un certo punto gli scafisti facevano un fischio e dalle case sulla costa uscivano di corsa i disperati per infilarsi, in mezzo ai mitra, in quelle piccole arche di noè. Chiamavo Giorgino a Brindisi e lo avvertivo. Solo che i gommoni partivano a raggiera e di quei dieci ne avvistavano sulle coste pugliesi uno, massimo due. Gli altri scaricavano i disperati che si mischiavano agli italiani o magari prendevano il treno per il nord. Questo è sempre stato un aspetto sottovalutato che ha offerto solo cifre parziali sull’invasione. Ad assistere alla partenza c’era anche Rami Isufi, proprietario dell’albergo e con un passato (si dice) da scafista. Ogni volta mi diceva: “Vuoi andare? In due ore stai in Italia, ceni lì e poi magari ritorni. Anzi, prima o poi farò un servizio di traghettamento…”. Naturalmente scherzava ma le distanze erano minime e davvero non ci voleva molto per superare il mare. Spesso mi veniva voglia di “vedere l’effetto che fa”, cioè di salire su un gommone e arrivare sull’altra costa insieme a chi invece lo faceva per sopravvivere. L’ho già detto: ho sempre rinunciato, lo ammetto, per paura. Quel mare buio, di notte, era spaventoso. Avrei dovuto avere la stessa fame per farcela. Il viaggio di Domenico Quirico dalla Tunisia
Che triste realtà, ma ancora più triste è rendersi conto di quanta gente rimane indifferente, o addirittura sofferente, davanti a queste circostanze…
L’ha ribloggato su carlenrico.
Però la mancanza di fame la sostituivi col rispetto per chi la traversata la faceva per disperazione.
ho scoperto che ci vuole coraggio (o molta voglia di scappare)
e tanta paura di morire senza averci provato.. loro
Quanno voi campà la pavura passa e rischi puro a morì.
no: per me proprio solo su un inseguimento potrei saltare su una barca, ma “programmarlo” proprio no, penso sia meglio la morte. Non sono per la vita a tutti i costi. Dipende che s’intende per “campare”… e spesso le idee sono molto diverse.
coerentemente, ‘Cleopatra’. – non sarà carino, ma almeno, suppongo, coerente).