“I resti delle baracche nell’acqua del fiume marrone e maleodorante. Fango ovunque e l’odore acre di plastica bruciata nell’aria. Polli, cani che abbaiano quando sentono un estraneo, reti arrugginite a fare da cancello e recinzione. Sembra Manila, e invece è Roma. Il fiume è l’Aniene che in questo punto sfocia nel Tevere, e questa è la sua piccola «città della gioia», la sua favela più duratura. Sono vent’anni che generazioni intere di filippini vivono qui e vanno a lavorare nelle belle case dei Parioli a spolverare soprammobili e accompagnare bambini capricciosi a scuola per poi tornare a dormire come tutti nella loro casa, con la differenza che la loro non è davvero una casa, ma una baracca su un fiume melmoso, tetto di lamiera, pareti di legno e muratura, l’acqua che per alcuni arriva dal campo nomadi vicino, le fogne che non esistono, l’energia elettrica da dividere perché non ce n’è abbastanza per tutti”. [da “La Stampa”]
Dovrebbero, come anche noi italiani, trasferirsi nel nord europa. Qui siamo africa ormai.
[OT Cambiamenti Climatici] Da giorni, pericolosa invasione di decine di milioni di cavallette tra Egitto e Israele… Speriamo che i venti nord africani non trasportino questi maledetti insetti distruttori verso le isole del sud Italia.
Ciao Giò, pemme so li sintomi che la tera è malata.
Sdegno
Semo indove l’Aniene dà ner Fiume
‘n arto c’è la città che se move de corza
e li sotto ‘na manciata de casupole.
Ombre de ommini che vive ‘na vita infame.
Tuttoquanto accosto sa de covo e de morte.
franca bassi
brava franca, come al solito
Ciao Gabbià grazzie, ce semo ridotti male puro er fiume è malato e a noantri gabbiani ce fa schifo. ‘N caro saluto
Ciao Gabbià, ho penzato a sto poste, me sento impotente che nun posso agliutà le perzone che se trovano ‘n difficortà. Vivemo ‘n ‘n monno terribbile.
Co sta forbicia
ritajo ‘no cinico de celo
lo appiccico su sto fojo
ce dipigno ‘n fiume liscio
e ‘n mare azuro.
Eppoi ce appiccico
quarche casa.
A le finestre
tanti fiori odorosi.
Drènto ce metto ‘n micio
e ‘n po’ de mobbija.
E co er core ce soffio
‘n friccico de vita.
franca bassi