Millerovo – Costantin Makuala ha 92 anni e qualche problema con le gambe, non riesce ad alzarsi dal divano. Gli sta accanto la moglie senza dire una parola. “E comunque lei non stava qui, stava a Voronezh, non sa nulla di quello che succedeva qui” spiega Costantin. La voce è stanca ma i ricordi lucidi. E ci regala una storia commovente. “Era il Natale del ’42. Io abitavo a Bochonok, un villaggio qui vicino. Gli italiani erano tristi ma cercavano di scherzare per non pensare alla casa così lontana. Chiesero aiuto a noi ragazzini per quello che sembrava un gioco. Dovevamo cacciare i passerotti, cioè i passerotti stavano nel fienile, noi dovevamo accendere una torcetta così i passerotti uscivano e loro li prendevano. Alla fine ne facemmo insieme un sacco pieno di passerotti. Li spennarono, li bollirono e ne facero un piatto natalizio”. da “Lettere dal Don”
“Abbiamo preso più di cento uccellini e già sono appesi. Li teniamo per il giorno di Natale. Sarà festa grossa e avremo un piatto squisito. Così ora discorrendo si tenta di passare bene Natale e sebbene così soli potremo essere contenti”. Lettera dal fronte, il 20 dicembre 1942, di Gianni Camerlingo, 22 anni di Giugliano (Napoli), caporale degli alpini, divisione Cuneense, batteria Celere. Secondo i dati di Onorcaduti risulta deceduto il 19 marzo del 1943, presumibilmente nel lager di Tambov.
….perchè ogni storia, ogni frammento di vita di “qualsiasi” di loro, ci riporta immancabilmente a rivivere i gesti, le emozioni, gli attimi struggenti di questi ragazzi , quasi il passato non fosse più tale……
perchè riusciamo a penetrare , coi poteri della mente, attraverso le strade del cuore, valicare confini, superare pianure e orizzonti , sconfiggere le ragnatele del tempo….e trovarci lì, nel bosco di betulle o fra i tetti impagliati delle isbe, ad assistere invisibili ai loro gesti, alle loro azioni quotidiane, ai momenti di sofferenza e di ricerca di cibo….
ai momenti di attesa, di rimpianti, di paura….
perchè , dunque, noi pure ci troviamo ad avvertire le stesse emozioni, le stesse intense e maledette sensazioni d’impotenza e rabbia , semplicemente discorrendo parole scritte da un albo di ricordi….
Loro non ci sono più, polverizzati nel tempo , nemmeno più buoni a concimare la terra scura dei campi di granturco…
,Parole semplici intrise di lacrime e sangue, dove forse persiste ancora il dna di chi le ha scritte…
Parole di vita vissuta , che non temono il tempo nè la disattenzione dei posteri…
perchè noi, figli di coloro che “acchiappavano gli uccellini”, non lo permetteremo….
Sarà festa grossa, ma tanti di loro non hanno più vissuto un altro Natale
quanto è importante che queste parole rimangano… quelli della mia generazione (ho 31 anni) conoscono la guerra solo dai racconti dei nonni, e questo ovviamente vale solo per chi li ha conosciuti. ma i nostri figli? cosa ne sapranno? questa cosa mi fa stare un po’ in ansia.