Dopo una lunga serie di rinvii, sospensioni e ritardi, è stata infine eseguita la condanna alla pena capitale inflitta a Troy Davis, 42 anni, divenuto suo malgrado l’ennesimo simbolo, dentro e fuori l’America, della battaglia contro la pena di morte: in un carcere di Jackson, in Georgia, gli è stata praticata la prevista iniezione letale. A nulla sono servite le manifestazioni a suo sostegno in varie città del mondo e gli appelli di alte personalità per salvargli la vita. Una campagna che ha visto nelle scorse settimane l’adesione di papa Benedetto XVI, dell’ex presidente Jimmy Carter, dell’arcivescovo Desmond Tutu e di molti esponenti politici e personaggi pubblici americani e internazionali. (…) Davis era stato condannato a morte per l’uccisione nel 1989 a Savannah di un agente di polizia, Mark MacPhail, che seppur fuori servizio era intervenuto di notte in difesa di un senzatetto che era finito al centro degli scherzi violenti di un gruppo di teppisti. All’epoca, Davis aveva 19 anni. (…) Un esperto come l’ex direttore della Cia ed ex giudice William Sessions aveva sottolineato che sulla sua colpevolezza c’erano “seri dubbi, alimentati da ritrattazioni di testimoni, accuse di coercizione da parte della polizia, e mancanza di serie e concrete prove”. Tutta la storia
Alla fine l’hanno ammazzato.
La nazione che da lezioni di democrazia per gli altri non riesce ad avere una giustizia civile in casa propria.Per questo fa orrore.
Basta citare Guantanamo per capire qual’è l’idea che gli “ameri – cani” hanno della vita e dei diritti umani. Sono i peggiori criminali della storia. Ed ora vogliono affossare l’Euro. I PIGS sono loro.
Come al solito, esageri.
io sono d’accrdo con irisilvi dare esempio di democrazia poi avere la pena di morte bah!!!! in un caso poi con grande incertezza dove l’opinione pubblica si mobilità vogliono ogni volta dimostrare che non accettano consigli da nessuno anche questa è arroganza !!!!!
Personalmente ribadisco che si dovrebbero escludere dall’ ONU tutte le Nazioni che utilizzano questo metodo di pena. Civiltà e barbarie in un solo Palazzo non possono convivere.
E questo è un punto a favore della civiltà italiana. Si può affermare con orgoglio.
….e oltretutto con colpevolezza non conclamata e suffragata da prove certe!