Un mese nelle carceri del Rais. Mentre fuori infuriava la guerra civile. È la disavventura di tre italiani arrestati e detenuti in condizioni durissime, e liberati solo tra domenica e lunedì scorsi, quando Tripoli è caduta in mano ai ribelli. Si tratta di Antonio Cataldo, 27 anni, di Chiusano di San Domenico in provincia di Avellino, Luca Boero, 42 anni, genovese; Vittorio Carella, 42 anni, di Peschiera Borromeo in provincia di Milano. Farnesina e Viminale hanno smentito che si tratti di contractor (agenti di sicurezza privata, ingaggiati per affiancare e istruire le milizie ribelli), e non si conoscono ancora i motivi per cui sono entrati in Libia dalla Tunisia. Si sa però che non sono riusciti a raggiungere Tripoli perché lo scorso 23 luglio sono stati catturati dalle milizie lealiste che controllavano la zona di confine. segue
Stavo a Maiori quando per strane vie traverse, a una collega di Sky è arrivata una telefonata (indiretta) dal fronte degli insorti. “Abbiamo qui tre italiani, dicono che sono giornalisti, potete aiutarci a scoprire chi sono?'”. Ora sappiamo tutti chi sono. E sappiamo che non sono giornalisti, mai stati, ma sappiamo che in Italia lavoravano per la sicurezza.
Il trombonismo internazionale articolo
Se sono vere le fonti giornalistiche che ho letto, almeno per uno di loro, il lavoro per la sicurezza fatto in Italia era quello di bodygard, il buttafuori mi vien da dire, in locali notturni. Gli articoli fanno ritenere, fino a prova contraria, che questi signori fossero là, in territorio di guerra, per lavori inerenti la sicurezza. Ovviamente ognuno è padrone di fare quello che ritiene più giusto ma io mi chiedo se questa gente abbia la necessaria preparazione tecnica che è necessaria in certe situazioni. Se tutto ciò è vero,mi chiedo se questi signori non siano dei dilettanti allo sbaraglio. Tu Pino, che hai una lunga esperienza di situazioni pericolose e ne hai viste di tutti i colori forse potrai esprimere giudizi più obiettivi dei miei. Spero di essere fuori strada e che il mio giudizio sia errato e, comunque, auguro loro di non trovarsi mai più, indipendentemente dalle motivazioni, in simili pericoli.
La mia impressione coincide con la tua. Vedremo cosa avranno da dire al ritorno in Italia, e soprattutto se avevano contatti. Certo non erano giornalisti, neppure free lance, come hanno detto agli insorti che li hanno liberati… Mi è stato riferito che avevano molta paura: probabilmente non avevano idea di quello che li aspettava… Le guerre non sono mai un gioco.
Se so’ mercenari spero che sta lezzione je serve a cambia’ mestiere. Ce so’ tanti lavori che se possono fa’ senza rischia’ la vita e senza ammazza’ nisuno. Speramo che le notizzie dall’America nun siano gravi.ciao
Possibile che questa storia sia rimasta sottotraccia per un mese? Che i familiari, la stampa, i mezzi di informazione, non abbiano intercettato e diffuso la notizia? Ai tempi del caso Quattrocchi la stessa vicenda sollevò un’attenzione mediatica enorme, sicuramente oltre ogni ritegno.
Come mai questa volta è andata diversamente? Siamo sicuri che siano solo tre buttafuori in cerca di soldi?
Effettivamente è strano. Le famiglie sono state in silenzio.
In fondo basta una parola di troppo, un amico o un parente preoccupato: siamo in un paese libero e le voci corrono come i treni. Sono stupito: o la Farnesina ha imposto un basso profilo a chi sapeva per facilitare le trattative oppure questa storia è diversa da come la raccontano.
Speriamo di saperne di più appena mettono piede in Italia.
Secondo me o sono dei servizi o sono dei contractors. Ma è pieno di questa gente in giro per il Mondo. Figuriamoci in Libia in questo periodo. Una cosa è certa , non erano né dei giornalisti né dei turisti. Se fossero dei contractors la cosa comunque sarebbe grave. Mi preoccupa un po’ il fatto che ci siano delle aziende private che traggono profitti dalle guerre. Che lo facciano gli americani e gli israeliani è una cosa ( quelli non sono Stati ma Multinazionali ) , ma che questo avvenga anche in Italia la dice lunga sul periodo che il Mondo sta vivendo.
@Fancesco, noi italiani non siamo, in fondo, diversi da tutti gli altri. Tra di noi c’è il bello ed il brutto, il buono ed il cattivo. Più o meno come dappertutto. I giudizi morali li lascio ad altri. Se devo essere sincero non mi scandalizzo del fatto che possano esistere dei “contractors” (usiamo questo termine per essere meno brutali) anche in Italia. La cosa che mi preoccupa è che ho l’impressione che, questo come quelli della vicenda irakena, mi paiono dei dilettanti che “giocano” a guadagnarsi qualche soldo in un modo pericoloso senza esserne all’altezza, senza avere alle spalle una preparazione ed un’organizzazione seria. Qualcuno li vuole eroi perchè rischiano la pelle e magari lo fanno con gesti e frasi eclatanti ma a dire il vero mettono in pericolo anche la vita di coloro che poi devono toglierli dalle peste. E allora… pedate in culo, tagliarsi i capelli ed andare a lavorare.
Francesco, che fai ti svegli adesso? L’ho detto fin dall’inizio che probabilmente sono contractors. Ma il fatto che siano italiani non c’entra niente con l’Italia, nessuna azienda italiana è coinvolta, si è parlato di uomini d’affari libici. Sono peraltro d’accordo con Giorgio (e anche questo l’ho già detto): sono dei dilettanti. Li conosco i contractors, quelli veri, gente preparatissima.
Bah , non saprei. Comunque questi mercenari stanno assumendo sempre più un ruolo determinante. Lasciando perdere questi 3 malcapitati nostrani , in Iraq la presenza di uomini appartenenti a società di sicurezza private americane, non era trascurabile. Anzi , in alcune zone erano loro a comandare sull’esercito regolare USA. A dire il vero , per quanto riguarda l’america , la differenza tra esercito regolare e mercenari non ha poi così senso. Spesso a capo di queste società di “sicurezza” ci sono ex marines che a loro volta ne assumo altri che hanno combattuto con loro. Una vera è propria “privatizzazione” di una parte dell’esercito regolare. Il problema è che questi spesso vengono ingaggiati per fare cose poco lecite che un esercito regolare non potrebbe e non dovrebbe fare.
Pare stia diventando di moda fare una dichiarazione e successivamente ribaltarla con affermazioni completamente opposte.
Quando torneranno in Italia questi tre, che vogliono fare intendere di essere dei poveri sprovveduti, dovranno darne di risposte, e plausibili. Possono essere accusati di tutto: spionaggio, tradimento allo Stato (in quanto coinvolto con le operazioni Nato), millantato credito…’a voglia.
Di sicuro non erano lì per raccogliere fiori.
Dall’art.241 al 313 del Codice Penale per i delitti contro lo stato. Non è previsto il reato di stupidità o ingenuità.
Cosa significano le foto che ritraggono incontri tra capi di stato ? Rapporti diplomatici, normalissimi ed auspicabilissimi. La politica estera come si dovrebbe svolgere se non mediante la diplomazia ? Berlusconi, Obama, Zapatero, Blair e Sarkozy hanno fatto benissimo ad inconrare l’ex Presidente libico, fino a che è stato possibile
Sono d’accordo. Ma – appunto – era un Capo di Stato, riconosciuto da tutti. Non un terrorista come si dice adesso. Fino a che stato possibile? Diciamo finch i lorsignori hanno voluto.
Pino, devo parzialmente dissentire. Certo Gheddafi era un capo di stato e, fin tanto non si decida di interrompere le relazioni diplomatiche, è stato la controparte politico-diplomatica tra la Libia e gli altri. Sul fatto che non fosse un terrorista avrei i miei dubbi se, come pare ampiamente dimostrati, è stato il mandante dell’attentato di Lockerbie. Con i dittatori, volenti o nolenti, si tratta. Ciò non significa che ci dobbiamo dimenticare la loro storia e le loro azioni.
Ma quel passato era stato completamente rimosso. Salvo poi ricordarselo adesso.
da Affari italiani.it
LIBIA:’AMAZZONI’ GHEDDAFI DENUNCIANO,IL COLONNELLO CI HA STUPRATO – Cinque delle celebri ‘amazzoni’, le guardie del corpo di Muammar Gheddafi, accusano il Colonnello di averle stuprate. Lo rivela “Sunday Times of Malta” secondo il quale le amazzoni hanno raccontato il loro dramma ad una psicologa di Bengasi, Seham Sergewa.
Ciao Sirva’, bisogna vede’ se a le sore amazzoni je stava bene er ganzo potente a le verginelle nun je credo tanto, se potevono arivortasse, mo è facile mettese indove tira er vento bono!
Pe’ er sor Gheddafi, quanno sei potente sei avvezzo e c’hai puro li bajochelli, ma te manca l’anima è facile fa’ azzioni criminali.
Dimo ch’è drénto e de fori criminale, comunque. nun è er solo che ha approfittato de la su’ potenza.
S’era ‘n’ omo vero, nun se nisconneva s’ arrenneva e basta! Arugante, matto e invasato fino a la fine.
Ciao a tuttiquanti
Il “riposizionamento” evidentemente è un esercizio universale…
Le amazzoni
La notizia è che è arrivato. Con Gheddafi niente è scontato. Di amazzoni stavolta ne ha portate solo due, le più cattive con uno sguardo che fa passare ogni voglia di fare un passo avanti. Pare (con lui va usato sempre il condizionale) che riceverà in compenso duecento (forse cinquecento addirittura) studentesse di corano, ma dentro la residenza, cioè in privato. Diavolo di un uomo. Si può dire diavolo di un leader?
Questo post porta la data 29 Agosto 2010,se il principio per diventare “amazzone” era lo sguardo cattivo e le fattezze “originali”,non mi suona bene per niente la denuncia.
Mi sta talmente sullo stomaco che il commento l’avrei eliminato immediatamente.Trovo che,alla luce dei fatti, ben stanno le militaresse de(a)l corpo speciale insieme alle studentesse,del Corano?
barba, devo parzialmente dissentire, vai in iraq o in afghanistan o in tanti altri posti, e ti diranno che bush è un terrorista….dagli torto…. ;)
e l’ultima bombetta mirata, chirurgica o come le chiamano, lì lo chiameranno attentato.
secondo me il terrorista ASSOLUTO non esiste, dipende solo da che parte lo si guarda e il nome cambia.
e così un giorno uno è presidente e il giorno dopo è dittatore….
mah, che schifo
Presidente è una carica, sia essa elettiva o meno. Terrorista, che può essere o meno un capo di stato, è l’aggettivo che identifica chi compie o organizza atti di terrore. Posso essere d’accordo con te che tutto è relativo ed il punto di vista da cui si guarda un avvenimento è molto importante. Resta il fatto che ci sono azioni che, comunque le si guardi, sono e rimangono un abominio ed hai voglia di tentare di giustificarle con la necessità di impedirne altre. E poi, come dice il nostro amico Pino, la storia la scrivono sempre i vincitori.
Appunto. Forse non riesco a spiegarmi. Non entro neppure nel merito della questione, cioè se Gheddafi è un terrorista o no. Quel che mi…sorprende è questa facilità nell’affibbiare e togliere certi “appellativi”… A seconda dei propri interessi, naturalmente.
Successe già con Saddam, appoggiato per dieci anni contro l’Iran e poi impiccato…
Intanto ecco… i famosi tre italiani… pare che siano tutti ex parà
Ammazza che grinta e che fisicaccio!! Poracci chissà com’ hanno patito la fame. Vabbè Gabbia’ faccio la seria, me sembrano tre turisti sprovveduti.
La famiglia quasi al completo di Muammar Gheddafi ha lasciato la Libia e si trova in Algeria. Lo conferma il ministero degli Esteri di Algeri. Il Raìs però non sarebbe con loro: secondo autorevoli fonti diplomatiche libiche, Gheddafi si troverebbe ancora in Libia, a Bani Walid, a un centinaio di chilometri a sud-est di Tripoli, insieme con il figlio Saif.
A passare il confine sarebbero stati la moglie del colonnello, la figlia Aisha – che dovrebbe partorire ai primi di settenbre – e i figli Hannibal (con la moglie) e Mohammad (anche lui con la moglie).
I tre che si definirono giornalisti, poi personale di sicurezza, e adesso ? “Secondo quanto si è appreso, i tre verranno ascoltati nelle prossime ore dalla procura di Roma. “Abbiamo una formazione militare, seguiamo dei corsi di specializzazione in Paesi come Israele. Alcuni di noi hanno già fatto esperienze sul campo” riferisce il blog del settimanale Panorama”
da
“http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/3149-i-contractors-italiani-in-libia-%E2%80%9Cci-specializziamo-in-israele%E2%80%9D
Complimenti vivissimi… ;))) Infatti sono stati presi subito.