Un altro giornalista è stato ucciso in circostanze sospette a Mosca. Gli investigatori della capitale russa stanno cercando di capire cosa si nasconda dietro la morte di Roman Inkiforov, redattore della compagnia Red Media. Secondo quanto comunicato dal rappresentante del comando del reparto investigativo di Mosca, Viktorja Zyplenkova, il corpo del giornalista venticinquenne ferito a morte da colpi di coltello è stato scoperto domenica sera nella zona nord occidentale della città. «Gli inquirenti indagano in ogni direzione» ha sottolineato il funzionario all’agenzia Interfax. La compagnia per la quale lavorava il giornalista ucciso è specializzata nella creazione e vendita di format «basso» contenuto per televisioni satellitari e via cavo. All’attivo dell’azienda finora tredici progetti che vanno dai canali specializzati in cinema indiano alla creazione del primo canale erotico russo. La strage di giornalisti russi
Lucas Mebrouk Dolega, il fotografo francese colpito da un lacrimogeno a Tunisi durante la rivolta, non ce l’ha fatta. Con lui sono già cinque i reporter uccisi in sole due settimane. Dossier Gli ultimi scatti
Potenza, 17 gen. (Adnkronos) – Nuove minacce di morte sono state recapitate al giornalista potentino del Televideo Rai, Nello Rega, autore di un libro sulla difficile convivenza tra cristiani e musulmani, ‘Diversi e divisi’. Il giornalista lucano ha denunciato alle forze dell’ordine di aver trovato nella cassetta delle lettere a Roma un biglietto di matrice islamica contenente una promessa di morte e insulti.
”Nello Rega sei morto anche se la Polizia ti protegge”, è scritto nel messaggio che contiene anche la rivendicazione dell’attentato avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 gennaio a Potenza quando sulla strada statale Basentana da un’auto che ha affiancato quella di Rega è partito un colpo di pistola che ha infranto il vetro posteriore. Da quel momento gli è stata assegnata una scorta con autista e agente di protezione.
”Sono grato allo Stato e all’Arma che mi tutelano – ha dichiarato Rega dopo le nuove minacce – ma ora ho di nuovo paura. Questa promessa di morte e questa rivendicazione portano al massimo grado la minaccia edora è a rischio non solo la mia vita ma quella di tre persone, per questo l’attuale protezione non è adeguata”.
Tutta la mia solidarietà e simpatia.
dunque: 5 Reporters in 14 giorni fanno 50 Reporters in 140 giorni, ovvero 100 in 280 giorni, circa 9 mesi. Se continua così, quest’ anno si batte il record.
Sai che soddisfazione per un Reporter!
Io insisto: fate sentire la Vostra voce, non solo nelle Filippine.
Ci sono molte associazioni che si battono, soprattutto nei Paesi difficili. Ma che si può fare di concreto? Scioperare? Specie i governi non esattamente democratici non vedono l’ora di sbarazzarsi dei testimoni.
E’ conditio sine qua non….
non c’è altra possibilita’ che sperare che la fortuna assista i Testimoni.Niente altro è concesso….
Specialmente per noi che perderemmo l’ultima,l’estrema possibilità di capire.
Saranno anche arrivati i fast-food a Mosca ma vedo che le vecchie tradizioni, quelle più profonde, non sono cambiate. Anche se è facile a dirsi , i reporter devono continuare con il loro lavoro e dare più risalto ogni volta che un cronista , anche il meno conosciuto, viene minacciato o ucciso. L’unica via di uscita è parlarne il più possibile.
Essendo incompetente in materia, butto giù una idea che vale quel che vale. Il Reporter per quel che si sa, è un cittadino di un Paese straniero, che svolge attività professionale in un’ altro. Ambasciate e Consolati dovrebbero (condizionale quanto una casa)tutelare queste attività, fornire loro almeno un Pass Diplomatico, non so, strumenti non dico materiali,adatti a ridurre i rischi. Poi, si muore addirittura nel proprio Paese, figurarsi.
Lucas è stato ucciso da un lacrimogeno sparato dalla polizia. Non è che stanno a guardare il pass. Figuriamoci poi in guerra, come se i talebani accettassero le regole diplomatiche… Purtroppo è un mestiere rischioso e ne siamo consapevoli.